De Luca-Report, salernitani sotto shock (di Alberto Cardone)

Definizione di shock: condizione di grave compromissione della coscienza e di altre facoltà mentali a seguito di una stimolazione psicologica molto intensa.

Letta la definizione di shock, ditemi voi se dopo la messa in onda e la visione della puntata di Report di lunedì scorso, molti salernitani non ne abbiano potuto ricavare la compromissione della loro coscienza e di altre facoltà mentali.

Abituati come sono stati, da un ventennio a questa parte, ad ascoltare ogni santo venerdì i sermoni, i monologhi, conditi da battute in qualche caso di pessimo gusto, del loro Sindaco, senza alcun contraddittorio, o contestazione, devono essere sobbalzati dalle loro seggiole alle urla ed invettive di De Luca nei confronti del cronista di Report, che ha avuto l’ardire di porre domande evidentemente ritenute imbarazzanti e scomode.

E che dire del resto?

Quello che era stato sbandierato ai quattro venti come un altissimo riconoscimento alla capacità ed alla fattività del Sindaco di Salerno, è stato tragicamente sbeffeggiato dalla redazione di Report, includendo De Luca tra i membri della compagine di Governo non meritevoli, a vario titolo, di farne parte.

De Luca, Viceministro non Viceministro, è apparso, poi, in chiaro ed evidente imbarazzo nel dover rispondere della sua incompatibilità, nel dover rispondere del mancato rispetto di una Legge che lo obbliga a dover scegliere tra l’incarico governativo, che in assenza di deleghe specifiche resta un incarico di mera rappresentanza e quello di Sindaco della nostra città.

Ancor giù botte per De Luca, quando gli è stato fatto osservare, da parte dell’intervistatore, di essere stato chiamato al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture lui che da Sindaco, e da circa un ventennio, delle grandi opere messe in cantiere non è riuscito a concluderne una, cosa che, a ben guardare, è purtroppo vera.

Colpo di grazia inferto, il Crescent. Un cementificatore di litorali, di spiagge, nominato nel Ministero che ha il compito di decidere delle grandi opere da realizzarsi nel nostro Paese.

Insomma, come non ricavarne frustrazione da quei pochi minuti nei quali è stato chiaramente sfatato un mito per noi salernitani, il mito di essere amministrati da un Sindaco di cui poter andare fieri, stimato ed apprezzato dall’Italia intera?

E’ vero, la storia degli ultimi vent’anni di Salerno non può essere riassunta in poche righe, ma dobbiamo cominciare a ragionare diversamente da come abbiamo fatto fin qui, rinunciando alla delega in bianco che abbiamo affidato a De Luca, per tornare protagonisti del nostro futuro e del futuro della nostra città. Ci sono problemi che prima o poi ci pioveranno addosso e se non saremo preparati ad affrontarli, De Luca, o non De Luca, saranno dolori.

Grazie all’opera di De Luca la città è cambiata, indubbiamente è cambiata, non sempre positivamente, ma almeno possiamo dire che abbia finalmente acquisito una sua fisionomia e soprattutto una possibile prospettiva di sviluppo, quella turistica, necessaria ed indispensabile, essendo venuta meno, ed in malo modo, l’industrializzazione assistita, perché sorretta unicamente da capitali pubblici, degli anni sessanta/settanta.

A De Luca, da suo sostenitore della prima ora, ne ho di rimproveri da muovere, primo fra tutti, quello di essersi chiuso a riccio, di essersi isolato, anche rispetto ai suoi cittadini, gli stessi che lo hanno beneficiato di un larghissimo consenso, probabilmente perché mal consigliato, più probabilmente perché condizionato dall’assedio e dagli attacchi subiti nel 2006, l’anno della sua elezione a Sindaco per un terzo mandato, elezione ottenuta contro tutto e tutti. L’essersi chiuso a riccio non gli ha giovato politicamente, costretto com’è, nella sua ridotta di Salerno, incapace di raccogliere consenso al di là dei confini della sua città, incapacità ampiamente dimostrata nel voto amministrativo del 2010 per il rinnovo del Consiglio provinciale, voto che decretò la clamorosa sconfitta del candidato alla guida di Palazzo Sant’Agostino sponsorizzato dalla sua ditta.

Altro rimprovero che ho da muovere, quello legato alla sua apparente, purtroppo certificata, megalomania, frutto di una costante ricerca di fatti e atti che lo pongano all’attenzione nazionale, ma che finiscono per non rendere un buon servizio alla città.

Luci d’Artista, Piazza della Libertà, il Crescent, appunto, sono lì a testimoniare quello che ho testè affermato.

Luci d’Artista, sempre meno d’Artista, sempre più luci da sagra, da festa di paese, hanno posto all’attenzione nazionale la città di Salerno, ma al di là dell’attenzione, è lecito il voler valutare l’effettiva ricaduta in termini economici dell’evento, visto l’alto costo e gli enormi disagi in termini di vivibilità per i salernitani? Sarebbe auspicabile un ritorno all’idea originaria. Meno chilometri di strade illuminate, più vere e riconoscibili opere d’Artista, perché l’evento possa anche generare un afflusso di visitatori di taglio diverso, estimatori d’arte, che saprebbero meglio apprezzare le tante bellezze, molte da valorizzare, che Salerno ha. Il cuoppo fritto, volendo, si può assaporare anche altrove.

Piazza della Libertà, è stato giusto pensarla e pensarla in quell’area, ma era proprio necessario realizzarla di quelle dimensioni? Salerno ha bisogno di riconciliarsi con il suo mare, ma non certamente cementificandolo, o realizzandovi sopra la piazza più grande d’Europa.

Il Crescent, infine, è il giusto corredo ad una piazza, anzi, è giusto affermare che senza di esso non ci sarebbe alcuna piazza, ma, anche qui, proprio di quelle dimensioni? Passeggiare sul lungomare, dalla Piazza della Concordia in direzione Santa Teresa, è una sofferenza, è una sofferenza alzare lo sguardo verso l’orizzonte e vedere quel mostro, perché di mostro trattasi, di cemento armato, chiaramente fuori dal contesto, a ridosso com’è del centro storico. I diritti edificatori versati da chi sta realizzando il Crescent, si dice che siano stati necessari alla realizzazione dell’antistante piazza. Se si fosse immaginato un intervento più modesto, ma non per questo meno efficace, sto riparlando della piazza, è probabile che si sarebbero dovuti incassare meno diritti, quindi, un Crescentino al posto del Crescent.

Chiudo osservando quanto segue.

De Luca ha indubbiamente fatto la storia della nostra città e la città lo ha ampiamente ripagato. Ora favorisca il rinnovamento delle idee e delle persone, sapendo riconoscere la fine di una fase e di un periodo, che diversamente da quanto accaduto in altre realtà, grazie a lui ci ha donato tanti aspetti positivi.

De Luca, come tanti, anch’io, perché no, è stato parte di un mondo e di un metodo che è ormai defunto, quel mondo che grazie alle sue degenerazioni, ha trascinato il Paese nel baratro in cui si trova.

Stanno scalpitando altri, più giovani, più freschi, più calati nella realtà dei nostri giorni. Lasciamo che, tanto più giovani di noi, possano diventare gli artefici del loro futuro.

Alberto Cardone