Matteo Renzi: “Ecco il mio Italicum” (da l’Espresso – 20.01.2014)

LEGGE ELETTORALE

Premio di maggioranza e seggi assegnati su base nazionale. Non ci saranno le preferenze e la soglia di sbarramento, 5% per chi si coalizza, 8 per chi marcia solo, non è negoziabile. Ballottaggio se nessuna coalizione raggiunge il 35%

di Luca Sappino

Matteo Renzi: Ecco il mio Italicum
«Chiamatelo Italicum». La direzione del Pd conosce ora i dettagli della proposta di Matteo Renzi – concordata con Berlusconi – sulla legge elettorale, sulla riforma del senato e sul titolo V: «Non un generico o astratto invito», ha detto il segretario presentanto il testo, «né un tavolo di lavoro o una commissione. Noi proponiamo alla direzione un accordo che trasferiremo direttamente ai gruppi parlamentari». Un accordo «per dire ciao ciao con la manina a chi voleva il ritorno alla prima repubblica».

«I paletti che indichiamo», ha continuato Renzi, «sono condivisi con il principale partito dell’opposizone, con Forza Italia». E partono dalla riforma del Senato, che non dovrebbe più essere elettivo e che non dovrebbe più concorrere alla formazione del governo. «Non ci sarà più alcuna indennità», annuncia Renzi, indicando i tempi: «Noi immaginiamo di presentare il disegno di riforma costituzionale già nella seconda metà di febbraio, proprio al Senato». Poi c’è la legge elettorale. «Non è un ispanicum, né un tedescum. Se volete chiamatelo Italicum», ha detto Renzi. Ecco cosa prevede.

Un premio di maggioranza, «per sapere la notte stessa chi ha vinto le elezioni», come ha sempre auspicato Renzi, e per evitare governi nati esclusivamente in seno al parlamento. Sarà «al massimo del 18 per cento», e scatterà per la coalizione o la lista che arriva prima, ma solo se supera il 35 per cento dei consensi. Altrimenti – ma premiando le intere coalizioni sembra uno scenario remoto – ci sarà un ballottaggio «non tra due candidati premier ma tra due coalizioni», da svolgersi quindici giorni dopo il primo turno, «senza apparentamenti». Il premio però scatterà fino ad ottenere al massimo il 53 per cento (il 55 se raggiunto al primo turno) dei seggi, «questo per evitare» spiega Renzi, «che qualcuno, grazie al premio, possa cambiare da solo la
costituzione senza averne avuto mandato».

I seggi saranno assegnati su base nazionale. Anche se si voterà su 118 circoscrizioni. Questo sembra bastare ad Alfano che, se il principio proporzionale fosse stato applicato nelle singole circoscrizioni, avrebbe visto ridursi al minimo le possibilità di entrare in parlamento senza tornare con Berlusconi. Il meccanismo renderà però meno immediato il rapporto tra eletto e elettore. E’ infatti probabile che, con il riparto nazionale, il voto espresso in una circoscrizione serva in realtà a far scattare il seggio altrove. Per il partito democratico, questa è una mediazione. Dice Renzi: «Io avrei apprezzato il sistema spagnolo ma c’è stato chiesto di evitare una frattura nei confronti della maggioranza che sostiene il governo e abbiamo ritenuto opportuno, insieme a Berlusconi, andare in contro alle posizioni di altri».

Non ci saranno le preferenze. Il Pd annuncia che farà le primarie, ma la legge elettorale prevederà liste bloccate. «Corte», specifica il segretario, «di quattro nomi», ma sempre bloccate. Il punto, pare sia
stato tenuto fermo da Forza Italia. Riferisce infatti il ministro Mario Mauro, che ha incontrato Renzi subito prima della direzione: «Renzi ha detto che la sua proposta tiene conto delle posizioni degli altri, dell’importante accordo raggiunto con Berlusconi», e quindi, «è noto», continua il ministro, «che Forza Italia non gradisce le preferenze». E pazienza se il centrosinistra abbia contrastato il porcellum anche e soprattutto perché non permetteva all’elettore di scegliere il parlamentare. Gianni Pittella propone una soluzione: «Potremmo tornare a chiedere una legge che renda obbligatorie le primarie, per tutti». Matteo Renzi chiude alle insofferenze della minoranza del partito («io non ho particolari problemi. Ma l’accordo politico non prevede la preferenza, ma i collegi plurinominali») e rilancia: «Faremo le primarie e rispetteremo il vincolo assoluto della ripartizione di genere».

La soglia di sbarramento, poi, non sarà oggetto di ulteriori trattative. «Chi immaginasse di intervenire in parlamento», avverte Renzi, «sappia che manda all’aria tutto l’accordo». E dunque ecco le asticelle: il 5 per cento per chi si coalizza, l’8 per cento per chi non si coalizza e il 12 per cento per ogni coalizione. Vengono così confermate le indiscrezioni delle ultime ore: serviranno più di 2 milioni e mezzo di voti per entrare in parlamento, fuori dalle coalizioni.